Luigi Onori sull’Album “Early Afternoon”
Venerucci è un pianista e compositore (autore di musiche di scena, balletti, colonne sonore, musica da camera e sinfonica) che molto si è dedicato alla tradizione “colta” e contemporanea del Novecento europeo mantenendo, tuttavia, per il jazz un’attenzione ed uno studio profondi. Non si tratta di un pianista classico che si diletta di musica afroamericana: il rapporto è molto più intenso e, soprattutto, strettamente intrecciato alla ricerca estetica complessiva che, non a caso, pone al suo centro il delicato e fecondo rapporto fra composizione ed improvvisazione. <<Ci sono molte più cose in comune di quanto non si creda – ci ha detto in una recente intervista -: bisogna fare un atto di umiltà come studioso di musica classica e un atto di consapevolezza, di superiorità come “amatore” di jazz ed ad un certo punto si arriva ad un gradino superiore>>. Nell’album (coprodotto dall’artista con Gabriele Rampino, “motore” dell’etichetta dodicilune) c’è un diretto riferimento a Massimo Fagioli, <<medico psichiatra, pensatore ed artista (che) ha speso la vita per la realizzazione e il benessere psichico degli esseri umani. Dedico questo lavoro a lui ed all’Analisi Collettiva a cui ho avuto l’immenso piacere di partecipare>> (Fagioli è scomparso il 13 febbraio 2017)
Un inequivocabile segnale della valenza dei dieci brani proposti (nove originali e lo standard “When You Wish Upon a Star”) è la presenza in quattro titoli del sax soprano di Dave Liebman. Non c’è stato “contatto diretto” tra i due artisti: Venerucci ha inviato le sue musiche (registrate e su partitura) al celebre solista e didatta il quale ha accettato con entusiasmo di sovraincidere (presso il Red Rock Recording studio di Saylorsburg, in Pennsylvania) ed arricchire “Good Morning Mr Samsa”, “Music fo Lilith”, “Exodus” ed “Early Afternoon”, composizioni in cui si avvertono riferimenti letterari e sonori. Talmente è marcata la personalità di Dave Liebman – tra i migliori e più creativi discepoli di John Coltrane, da cui ha ereditato l’urgenza espressiva e la maestria tecnica mai fine a sé stessa – che l’effetto sovraincisione sparisce a favore di una compresenza degli artisti, pur distanti nel tempo e nello spazio, che si fa reale e palpabile. Tutto ciò senza una base ritmica e nella più empatica interazione fra piano e sax soprano.
<<Si vede danzare qualcuno sopra il pianoforte, si aggiunge un movimento in più ed era proprio quello che cercavo (…) Il disco all’inizio doveva essere – precisa Venerucci – in piano solo. I brani sono stati composti originariamente per sax soprano solista o un ensemble orchestrale. Quindi ho dovuto fare una riduzione dell’orchestrazione fino al piano solo, anche per poter portare in giro i brani più agevolmente. Poi mi sono accorto che avevo comunque questo legame con il sax soprano, alcuni pezzi erano assolutamente adatti a quella presenza ed ho pensato che Liebman fosse la persona ideale: per l’ammirazione che gli porto, per la sua vicenda, per la statura d’artista e per come ha attraversato la storia del jazz, partendo dai massimi livelli (Miles Davis), cercando di non tradirsi mai e di evolversi sempre>>. Musica fortemente connotata e strutturata quella del pianista che nasce in un arco temporale vasto e da circostanze concrete. L’occasione per preparare i materiali di “Early Afternoon” (dopo circa dieci anni da “Tango Fugato”, 2007) origina da un recital commissionato nel 2011 dall’Associazione “Amore e Psiche” presso la loro sede, <<una bellissima libreria del centro storico di Roma>>, come precisa l’autore. Il tema portante è quello dei rapporti tra musica e letteratura e l’autoindagine di Venerucci copre un arco compositivo di circa vent’anni: attinge, in buona sostanza, ad un repertorio personale di brani nati sulla suggestione di letture (“Delitto e castigo”, “La piccola fiammiferaia”…) che traducono in vibrazioni sonore quello scatenarsi di emozioni e sentimenti causati dallo scendere “dentro” un testo letterario.
<<Ci sono circostanze – racconta Venerucci – che mi hanno portato ad avere contatto con certe letterature; le musiche sono nate in quella temperie lì. Altre volte sono nate per degli spettacoli ma non sono didascaliche. E’ tutto un fatto di temperie emotiva e di circostanze della mia vita personale che mi hanno condotto a coinvolgermi verso certe letture>>. Altro tema importante è quello delle figure femminili disseminate in vari titoli e frutto di un elaborato processo, come ha spiegato l’autore. <<“Aurora” era per Nietzsche, un confronto con un gigante scritto quando ero molto giovane. Confrontarmi con Nietzsche, Kafka, Dostoevskij, Andersen lo potevo fare quando ero abbastanza incosciente. Di immagini femminili ci sono la piccola fiammiferaia, Siduri e Lilith. Siduri viene dalla sagra di Gilgamesh e Lilith era una figura biblica-prebiblica di origine sumerica. Siamo nell’ambito delle origini della letteratura che mi ha sempre interessato, le “immagini primordiali” che sono alla base della nostra cultura e, a volte, sono precedenti a qualsiasi documento scritto. Sono interessato a rifletterci da vari stimoli>>.
Un album, in definitiva, che coniuga rigore compositivo con fluenza improvvisativa, temi culturali e letterari vissuti senza effetti “mimetici”, musiche che si collocano tra Europa/Asia/NordAmerica attingendo ovunque. Un Cd avventuroso e maturo, meditato e spontaneo, costruito da una personalità complessa che non rinuncia a sé stessa pur trovando una comunicativa diretta e, a tratti, irresistibile. Cosa dire del candore e della tenerezza che traspaiono (si vorrebbe dire trasudano) da “When You Wish Upon a Star”?
di Luigi Onori – Articolo postato il 27 marzo 2018 sul sito “A proposito di Jazz”.